Signor Sindaco,
Il nostro Comune dovrà presto deliberare le aliquote Tasi per le diverse categorie di immobili, a cui si aggiunge l’IMU per quelli non destinati ad abitazione principale.
Le chiediamo, nell’esercizio di questa responsabilità, un’attenzione particolare agli immobili destinati all’affitto e, in particolare, a quelli affittati a canone concordato.
Il funzionamento del mercato privato delle locazioni è un fatto sociale e come tale, crediamo, interpelli direttamente la sua Amministrazione che sarà tanto più impegnata ad affrontare i problemi connessi al disagio abitativo quanto maggiori saranno le difficoltà del mercato dell’affitto .
Vorremmo segnalarle che un numero sempre maggiore di piccoli proprietari di immobili è fortemente tentato (o ha giá provveduto) a ritirare il proprio immobile dal mercato della locazione.
L’affitto sta diventando il più rischioso degli investimenti in ragione dell’altissimo livello di morosità raggiunto (come testimoniano, fra l’altro, i dati sulle richieste di sfratto).
Morosità significa:
– mancata percezione (anche per anni) del reddito atteso a fronte dell’investimento;
– occupazione dell’immobile per tempi lunghissimi, non predeterminabili e sempre più dilatati in conseguenza dei rinvii continui delle esecuzioni;
– pagamento delle tasse sui redditi non percepiti (fino alla convalida dello sfratto per le abitazioni, per tutta la durata dell’occupazione per i contratti ad uso diverso dall’ abitativo);
– pagamento degli oneri condominiali spettanti all’inquilino moroso;
Anche laddove non si incorra nella morosità la realtà dimostra che affittare è sempre meno conveniente: il calo medio del valore dei canoni è sotto gli occhi di tutti, il peso fiscale ha eroso moltissimo i margini di convenienza; se si sommano: la riduzione di due terzi della possibilità di dedurre le spese di manutenzione e il peso di Imu e (oggi) Tasi calcolate su rendite altamente rivalutate ci si rende ben conto di quanto l’investimento in immobili da affittare renda effettivamente. La possibilità di scegliere il regime della cedolare secca ha in minima parte (e per i percettori dei redditi più alti) compensato questi effetti.
Per questo le chiediamo (non solo nell’interesse dei proprietari, ma in nome di un interesse più generale) di utilizzare al meglio i margini di flessibilità che la fissazione delle aliquote consente. In particolare le chiediamo:
– la rinuncia ad applicare l’aliquota massima consentita per gli immobili destinati all’affitto;
– l’adozione di aliquote significativamente agevolate per gli immobili affittati a canone concordato.
In quest’ultimo caso, vorremmo sottolineare come la rinuncia ad applicare un canone di mercato da parte del proprietario costituisca un fatto di grande rilevanza sociale, che consente ad una fascia significativa di inquilini di accedere al mercato dell’affitto senza dover ricercare soluzioni assistenziali da parte del pubblico. Soluzioni che sarebbero certamente molto più gravose per la collettività di quanto non lo sia agevolare in modo concreto e significativo questa forma contrattuale.
Ringraziamo per l’attenzione
09Ott